Comunicato del presidente ordine degli architetti, p.p.c. della provincia di forli’-cesena – i bonus per la citta’
COMUNICATO DEL PRESIDENTE ORDINE DEGLI ARCHITETTI, P.P.C. DELLA PROVINCIA DI FORLI’-CESENA – I BONUS PER LA CITTA’
Come ormai noto a tutti viviamo l’esperienza dei nuovi Bonus rafforzati per l’edilizia oggi chiamati Superbonus 110%.
Una serie di norme per incrementare le possibilità di rigenerazione del patrimonio edilizio esistente, misure che azionando la leva fiscale, ed in particolare con le opzioni della possibile cessione del credito di imposta, si propongono di imprimere la piu’ grande spinta al mercato dell’edilizia, ed in particolare della riqualificazione, che mai l’Italia dal dopoguerra ha messo in campo.
Condividiamo la misura lo diciamo da tempo, la Città del Futuro è la Città Esistente.
Una norma attesa, di incremento ed estensione delle cosi dette detrazioni fiscali, suggerita e richiesta negli anni per l’uscita dalla crisi avviata nel 2008. Un provvedimento che le professioni hanno nel tempo evidenziato necessario.
Nel ruolo che rivesto, e anche come Coordinatore del Tavolo delle Professioni Tecniche dell’Emilia-Romagna, è una azione inclusa ciclicamente nei documenti che nel tempo abbiamo suggerito al legislatore.
In questa fase, come già noto a tutti, viviamo una sorta di tourbillon normativo interpretativo che ha generato e sta generando distacco per non dire repulsione, niente di piu’ sbagliato è necessario invertire questa sensazione.
Tuttavia i dati statistici sono chiari. Ad un anno dall’avvio i numeri degli interventi restano ridotti e rispetto alle risorse ipotizzate siamo a poco piu’ di un decimo delle attese. Gli interventi si concentrano su azioni, certo necessarie ma parziali. Non interessano con vigore i condomini, non incidono con una svolta per la riqualificazione sismica del patrimonio edilizio, evitano i centri storici, non promuovono azioni di qualità diffusa; insomma stanno mancando l’obiettivo più atteso.
Ho titolato questo intervento “I BONUS PER LA CITTA’” ed è qui che la misura non sta incidendo là dove, pur avendo al suo interno spunti interessanti e salvo rari casi in Italia, non sta intercettando temi di rilievo per la riqualificazione della città, dell’abitare, delle periferie, delle espansioni del dopo guerra e del patrimonio storico. Non assistiamo a nessuna innovazione concreta per semplificare l’urbanistica, per plasmare il sistema della pianificazione vigente, nessun progetto o azione di sistema, stiamo lavorando in difesa.
Si sente la mancanza e la necessità di una progettualità più ampia ed incisiva, oltre che concreta e attuale, una visione di insieme che amplifichi l’orizzonte tracciato con la misura superbonus che ripeto è fiscale a supporto delle scelte di trasformazione de rigenerazione delle città.
Anche nella nostra Provincia, le nostre città i nostri Comuni si sono trovati a gestire l’impennata amministrativa nel combinato con la pandemia e i suoi effetti sull’operatività quotidiana, un combinato cha ha messo indubbiamente tutti in difficoltà chiamati a distogliere lo sguardo dall’occasione delineata per una progettualità di sistema per concentrarlo sulla burocrazia quotidiana.
Affermiamo con forza che la misura principale, ed in definitiva attesa per il superbonus, è la demolizione con successiva ricostruzione e comunque un robusto risanamento del patrimonio edilizio con diverse intensità per l’edilizia del dopoguerra, delle periferie, dei centri storici e del patrimonio diffuso. Quindi una importante riqualificazione sismica ed energetica e una ancora più importante riqualificazione architettonica e perciò qualitativa della scena urbana.
E qui ci vuole fantasia, impegno, concorrenza di interessi pubblici/privati e convenienza economica, perché che se ne dica, nel quadro delle caratteristiche del patrimonio edilizio italiano, se non c’è pubblico e privato insieme, non si va da nessuna parte non si riqualifica il patrimonio edilizio.
Lo affermiamo da tempo ed in questo anche le norme innovate concordano è rigenerazione urbana e quindi interesse pubblico la riqualificazione con interventi diffusi di ristrutturazione edilizia di edifici piccoli e grandi costitutivi parti di città, periferie e tessuti consolidati del dopo guerra.
Si possono fare e sono necessarie le varianti ai piani e ai regolamenti per riconoscere alla ristrutturazione edilizia, come oggi ridefinita, ogni sconto fino all’azzeramento di oneri e contributi, con incentivi volumetrici denominati per la riqualificazione urbana, con indicazioni sulle demolizioni e ricostruzioni per consentire ciò che la norma suggerisce ma non risolve senza il piano.
Sono necessarie misure straordinarie per la riqualificazione dei condomini privati, altrimenti risolta con bonus facciate, impianti e forse neanche infissi per paura delle difformità interne.
Ci vogliono i condomini appoggio per trasferire temporaneamente gli abitanti, realizzandoli dove serve, per la riqualificazione urbana, oppure utilizzando il patrimonio inutilizzato, invenduto o da concludersi con limitate opere.
Si può prevedere la costruzione del nuovo edificio sostitutivo dell’esistente e solo dopo attuare la demolizione dell’immobile da sostituire, lo prevede la LR.24/2017 non mi pare impossibile da realizzare.
È il momento dell’abitare pubblico con programmi di riqualificazione del patrimonio edilizio, grandemente gestito dagli ACER. Perseguire sperimentazioni tipologiche, tecnologiche e innovazioni progettuali attraverso concorsi di progettazione. Ripartire dall’abitare è stato storicamente segno di rinascita, non sta a me ora fare esempi li abbiamo in ogni città.
Sono indispensabili revisioni alle discipline di dettaglio dei Centri Storici e del patrimonio edilizio diffuso. Una ridefinizione delle categorie di intervento che sappia riconsiderare il patrimonio edilizio tra reali pregi e diffuse sovrastime dell’edificato oggettivamente di scarso interesse certo salvaguardando la scena urbana.
Per il futuro, lavorando per una stabilizzazione dei bonus eventualmente ridefiniti, sono necessarie norme nazionali e regionali che sappiano valorizzare la rigenerazione urbana e semplificare il processo autorizzativo degli interventi, anche complessi, nella città esistente.
Gli architetti italiani hanno fatto proposte al legislatore nazionale, il CD decreto Ferrazzi rappresentava un punto di equilibrio avanzato, certo da approfondire, ma l’unificazione dei testi proposti, operata dal Senato, è deludente e allontana l’obiettivo, ci vuole che la Politica sappia ascoltare per innovare veramente e per non ripetere errori come già nell’art.10 della L.120/20.
Con la nostra regione si è aperta ormai dal 2017 la stagione dell’innovazione urbanistica con la Legge Regionale n°24.
La pandemia ed alcune applicazioni che raccontano ancora un eccessivo imbarbarimento normativo suggeriscono un tagliando. Necessario per semplificare la rigenerazione, per differenziare gli sforzi per i comuni piccoli e montani, per una maggiore concretezza e flessibilità nelle strategie e nelle definizioni. È poi opportuno avere più tempo, per non strozzare in remoto una necessaria partecipazione e quindi una proroga almeno biennale del periodo transitorio e per l’avvio dei procedimenti di cambio della pianificazione che necessariamente metteranno in salvaguardia i piani vigenti con ulteriori complicazioni nel momento della auspicata ripresa.
Tante sono le necessità, traguardarle nel loro insieme assumono un aspetto complesso ed è compito della Politica con il contributo delle competenze dei tecnici trovare soluzioni.
Viste per parti però sono azioni possibili e lo sono se tutti nel sistema ci si impegna per dare senso compiuto alle frasi che ci hanno riempito i cuori durante il lockdown più duro, #andràtuttobene, #cambieràtutto.
Ecco facciamo tutti assieme che le frasi escano dall’hashtag e assumano significato compiuto.
Arch. Paolo Marcelli
Presidente Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Forlì-Cesena.